Perché andare da uno psicologo? Non sarebbe più utile parlare con un amico, o con un parente che sa tutto di noi e che tiene a noi?
In realtà si tratta di relazioni profondamente diverse.
Un amico o un parente è emotivamente coinvolto con noi, tende ad identificarsi con il nostro problema e molto spesso capita che, per aiutarci, voglia sostituirsi a noi nell’affrontare la situazione. Questo atteggiamento si presenta soprattutto quando l’amico o il parente soffre lui stesso per la difficoltà della persona cara, la fa propria, così si attiva al posto dell’altro sommergendolo di suggerimenti o consigli per alleviare inconsapevolmente la sua stessa sofferenza.
Lo psicologo o lo psicoterapeuta entra in relazione empatica con la persona, ma mantiene il giusto distacco che gli permette di valutare la situazione con maggiore obiettività. Ciò significa che, pur essendo in grado di sentire le emozioni del suo paziente, non dimentica che lui/lei è una persona distinta. Così riesce a mantenere un livello molto alto di ascolto sia si se stesso che dell’altro, senza confondere le rispettive emozioni e senza annegare nel vissuto dell’altro. E’ proprio grazie a questo distacco che lo psicoterapeuta offre alla persona in difficoltà l’opportunità di vedere aspetti sconosciuti della sua personalità e di valutare la situazione problematica da diverse angolazioni.
Perché è meglio non aspettare a rivolgersi ad un esperto?
Quando ci sentiamo in difficoltà, percepiamo che non riusciamo a dare un senso alla nostra sofferenza e i nostri tentativi di risolverla sembrano fallire in continuazione, è meglio non lasciare passare molto tempo prima di rivolgerci ad un esperto. Se minimizziamo la cosa, ignorando i segnali di malessere che percepiamo, talvolta anche livello fisico, stiamo solo ingannando noi stessi. Possiamo invece affrontare le situazioni problematiche che ci turbano, diventare protagonisti attivi della nostra vita e migliorare la qualità della nostra esistenza.
Se le difficoltà e i problemi sono affrontati ed esplorati rivolgendoci ad un esperto prima che si aggravino, potremo impedire che il disagio si cronicizzi e sarà possibile trovare sollievo e benessere in tempi più brevi. Una consulenza esplorativa non necessariamente implica che ci si impegni in una psicoterapia. Talvolta anche una sola seduta può consentirci di fare il punto sulla situazione e valutarne il livello di gravità.
A che tipo di specialista è bene rivolgersi? psicologo, psicoterapeuta, psichiatra , neurologo o psicoanalista?
Lo psicologo è un professionista che, dopo la laurea in psicologia, ha superato l’esame di stato e si è iscritto all’ordine professionale della sua regione, per poter esercitare la professione. Lo psicologo può fare diagnosi, valutazioni, interventi di prevenzione, sostegno, formazione, ma non di “cura”. Si occupa soprattutto di aiutare la persona a meglio gestire problematiche di vita di vario genere che non si manifestano a causa di un vero e proprio disturbo clinico.
Lo psicoterapeuta è un professionista laureato o in medicina o in psicologia che ha proseguito il percorso di formazione, conseguendo una specializzazione in psicoterapia di cui l’ordine ha riconosciuto la validità e che risulta iscritto nell’elenco degli psicoterapeuti. È colui che “cura”, che lavora per eliminare il sintomo, la patologia, il disagio e aiutare la persona a tornare ad una condizione di benessere migliore di quella precedente. I suoi strumenti includono il colloquio clinico e test di vario genere. Il ruolo dello psicoterapeuta può essere più o meno attivo e più o meno strutturato in funzione del suo orientamento teorico. Uno psicoterapeuta non medico non può prescrivere farmaci ma il suo trattamento può essere svolto in combinazione con un intervento farmacologico prescritto e gestito da un medico.
Lo psichiatra è un laureato in medicina e ha conseguito la specializzazione in psichiatria. Si occupa di malattie della mente, in genere di maggiore gravità, e cura utilizzando principalmente, anche se non in modo esclusivo, la terapia farmacologica. Alcuni psichiatri possono essere anche psicoterapeuti.
Il neurologo è un laureato in medicina che si è poi specializzato in neurologia. Si occupa di malattie del cervello, dei nervi e dei muscoli (quali morbo di Parkinson, epilessia, ictus, malattie neuromuscolari, diagnosi di tumori, sclerosi a placche e malattie cerebro vascolari. Alcune patologie possono essere trattate sia dallo psichiatra che dal neurologo, per esempio le demenze e i disturbi del sonno.
Lo psicoanalista è un professionista che ha seguito una formazione analitica freudiana o post freudiana. Il suo strumento principale, anche se non esclusivo, è l’esplorazione dell’inconscio grazie alle libere associazioni portate dal paziente senza alcun tipo di censura. Lo scopo è quello di permettere alla persona di conoscersi meglio e di realizzare un migliore adattamento al presente.
Quali sono i principali canali di accesso ai trattamenti di tipo psicologico?
- il nominativo può essere fornito da una persona – amico, parente, conoscente – che ha già usufruito positivamente dei servizi di uno specialista.
- il medico di base, o lo psicologo del servizio pubblico (consultorio familiare o distretto socio sanitario di base) effettuano una prima valutazione diagnostica e se ritengono opportuno un intervento psicologico potranno indicheranno al paziente una serie di nominativi di specialisti di fiducia.
- navigando in rete e scegliendo la parola chiave che ci interessa (psicologo, psichiatra, psicoterapeuta ecc) possiamo accedere ad elenchi di specialisti attraverso motori di ricerca o portali specializzati. In questo caso non c’è una conoscenza diretta, tuttavia si ha almeno la garanzia della validità dei titoli del professionista. Infatti, trattandosi di pubblicità sanitaria, la legge impone che tutti gli annunci che appaiono siano stati autorizzati dagli ordini professionali e dal sindaco del Comune di appartenenza.
Quanto costano le sedute?
Gli effetti positivi di un trattamento psicologico possono durare una vita, ma solo voi siete in grado di decidere quanto tempo e denaro vale la pena d’investire per se stessi ed il vostro benessere. Ciò premesso, ecco alcune indicazioni concrete.
L’Ordine Nazionale degli Psicologi ha messo a punto un tariffario ufficiale che, secondo le nuove leggi sulla liberalizzazione in ambito professionale, ha un valore solo indicativo.
Una seduta di consulenza e/o sostegno psicologico individuale ha un costo che oscilla tra un min.di € 35,00 e un max. di € 115,00.
Per la seduta di consulenza e/o sostegno psicologico alla coppia e alla famiglia si va da un minimo di € 45,00 a un massimo di € 165,00.
Per una seduta di consulenza e/o sostegno al gruppo (max 12 partecipanti) il costo è compreso tra € 15,00 e € 45,00 a partecipante
Per quanto riguarda le altre forme di trattamento rimando alla lettura del tariffario. Se esplorandolo, valutate comunque di non poter sostenere la spesa prevedibile, potete chiedere alla Asl di riferimento quali sono i servizi accessibili, o a titolo gratuito o pagando il relativo ticket.
Quali sono gli strumenti operativi della Psicoterapia?
Lo strumento fondamentale è il colloquio, ma lo specialista può avvalersi anche di vari tipi di strumenti di misurazione come questionari, scale o test psicologici (attitudinali, di intelligenza, di personalità) .
Infine non si può dimenticare il ruolo svolto dalla personalità dello psicologo, quando questi si mostra capace di entrare empaticamente in relazione con chi ha di fronte, mostrando il dovuto rispetto e un atteggiamento non giudicante. Se si instaura una solida alleanza terapeutica si può meglio aiutare la persona ad entrare in contatto con i propri vissuti ed emozioni, ad accettare anche le sue “parti scomode” e a dare un nuovo significato alla sua esperienza.
Gli interventi di tipo psicologico e la psicoterapia funzionano?
Un percorso di sostegno psicologico può aiutare a prendere decisioni importanti circa la vita privata, il lavoro, i rapporti affettivi o in generale la qualità delle esperienze quotidiane e tali scelte influenzeranno tutto il futuro. La crescita personale è un elemento fondamentale per migliorare la capacità di scegliere e realizzare gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Per quanto riguarda poi la cura dei disturbi di rilevanza clinica, una delle più prestigiose università britanniche, la London School of Economics, con una ricerca pubblicata nel 2015 ha valutato la ricaduta economica degli interventi psicologici attivati dal sistema sanitario pubblico inglese, dimostrando, sulla base di dati concreti, che gli interventi di cura per la malattia mentale si ripagano ampiamente con i risparmi che consentono
Nei paesi ricchi, la patologia psichica risulta essere la principale causa di povertà oltre che il principale problema di salute in età lavorativa. Ciò comporta conseguenze economiche assai rilevanti sia in termini di richieste di sussidi vari per le malattie mentali, sia in relazione al costo delle assenze dal lavoro connesse a tali disturbi. Inoltre, le malattie mentali sono spesso una ulteriore complicanza che si presenta in caso di malattie fisiche incrementando il costo delle stesse nel bilancio per la sanità pubblica.
Tenendo conto di tali risultati, dal 2008 il governo Britannico ha avviato un programma pubblico di incentivazione all’accesso alla terapia psicologica per gli adulti affetti da ansia e depressione i cui risultati sono stati valutati in un opuscolo della London School of Economics. Qui si afferma che alla fine della terapia il 45% delle persone curate si è ristabilito.
Ormai varie istituzioni internazionali, tra cui la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno prodotto documenti in cui si valuta molto positivamente la ricaduta economica della diffusione della psicoterapia e dei trattamenti integrati per la salute mentale. Studi internazionali svolti negli Stati Uniti dimostrano che il sostegno terapeutico alle famiglie e la psicoterapia, integrata, se opportuno, con un accorto impiego di farmaci, contribuiscono ad evitare ricadute e/o nuove ospedalizzazioni e migliorano la qualità della vita del singolo e della sua famiglia.
Inoltre anche la ricerca sulle strategie che si sono di mostrate più efficaci nel promuovere, proteggere e ripristinare la salute mentale è ormai consolidata e dimostra che questi interventi, quando sono attuati correttamente, rappresentano “i migliori investimenti possibili”. I risultati sono decisamente soddisfacenti prima di tutto in termini di salute, ma anche per i risparmi che si realizzano in termini economici.
Per quanto riguarda il confronto in termini di efficacia tra uso dei farmaci e psicoterapia, vari studi dimostrano che a breve termine i risultati dell’intervento farmacologico sono analoghi a quelli della psicoterapia, mentre nel lungo periodo, i vantaggi legati all’uso della Psicoterapia sono superiori. Naturalmente in alcune situazioni può essere molto opportuno usare farmaci su prescrizione di un medico in concomitanza con un trattamento psicoterapeutico, per esempio quando si trattano delle psicosi, depressioni gravi o gravi disturbi di personalità, o ancora in caso di nevrosi che possono sfociare in Tossicodipendenze.
L’intervento psicologico infine svolge un importante ruolo di prevenzione dei disturbi del bambino e delle difficoltà dell’adolescente, soprattutto se l’intervento è messo in atto per tempo ed insieme alle famiglie nel contesto di servizi pubblici o privati, comprese le scuole. Anche in Italia è stato presentato un disegno di legge che prevede di garantire a tutti cittadini la possibilità di accedere a servizio di tipo psicologico con costi in parte a carico dello Stato.
Per quanto tempo si va dallo psicologo?
Tutti i pazienti che si presentano al primo colloquio sono ansiosi di trovare una soluzione alle loro difficoltà e inevitabilmente fanno domande sulla possibile durata del trattamento.
Nel mondo occidentale la vita si svolge freneticamente all’insegna dell’efficienza e a scapito dei nostri bisogni più profondi. In nome dell’ efficienza , le persone mirano ad ottenere risultati tangibili e immediati, pensano solo ad agire e a reagire rapidamente, trascurando la loro essenza. Eppure solo recuperando spazi di riflessione e di espressione emotiva possiamo meglio comprendere ciò che ci aiuta a sperimentare un vero benessere.
Perciò, sarebbe opportuno cominciare a chiedere a se stessi quanto tempo siamo disposti a dedicare al nostro percorso di crescita. Rispondere a questa domanda iniziale servirà non tanto per valutare la durata reale del possibile trattamento, quanto piuttosto per vedere quale valore diamo alla nostra serenità.
Quanto poi potrà durare l’eventuale trattamento? Non c’è una risposta valida per tutti.
La durata è poco prevedibile. Dipende dal tipo e dall’intensità del disturbo, dal livello di consapevolezza iniziale e dalle altre caratteristiche della persona. E’ influenzata dalla qualità delle risorse individuali, ma anche dal contesto in cui vive la persona, un contesto famigliare e/o sociale che può accelerare oppure rallentare la sua evoluzione.
La durata e la frequenza delle sedute è anche in funzione del setting (individuale, di coppia, di gruppo) e dell’orientamento teorico del terapeuta.
Un altro aspetto da considerare è quello degli scopi e delle aspettative del paziente. Da questo punto di vista infatti è opportuno valutare l’andamento del trattamento in relazione agli obiettivi concordati all’inizio del percorso e bisogna che la persona impari a concedersi il tempo di cui sente di aver bisogno. Il paziente stesso valuta soggettivamente il suo progresso nel corso del trattamento e decide con il terapeuta la conseguente durata del percorso.
In generale, quando l’obiettivo è esclusivamente quello di migliorare rispetto ad un sintomo sgradevole e abbastanza specifico, allora a volte è sufficiente un percorso di sostegno breve (8-12 sedute con frequenza più o meno ravvicinata). Se questo è il caso, il miglioramento si ottiene già in da 2-3 mesi di sostegno psicologico fino a un anno circa.
Per altri, invece vi è la consapevolezza che il problema iniziale è solo la punta dell’iceberg. Già all’inizio, o in seguito, può nascere il desiderio di andare oltre il semplice miglioramento, allora l’obiettivo sarà quello di trovare un nuovo equilibrio.
Un cambiamento duraturo richiede tempi più lunghi poiché implica la comprensione delle proprie abituali modalità di sentire, agire e reagire sia in contesti non relazionali che in situazioni sociali, una rielaborazione di vissuti antichi, un periodo di sperimentazione di nuove modalità di affrontare le situazioni. Un lavoro così approfondito consentirà una più autentica consapevolezza di sé e anche dopo il termine del suo percorso di terapia, la persona avrà nuovi strumenti che le consentano di trovare da sola le proprie soluzioni nei momenti di difficoltà.