Dall’innamoramento all’amore maturo
Nella seconda parte di questo articolo abbbiamo visto che Amare implica il riconoscimento e il rispetto della differenza tra se stesso e il proprio partner e la costruzione di un rapporto interpersonale, in cui ognuno accetta l’altro come una persona autonoma ed indipendente, e non cerca di cambiarla per rispondere ai suoi bisogni infantili insoddisfatti.
Per realizzare tutto ciò la chiave di volta è la costruzione della propria autostima, senza la quale non è possibile vivere un autentico rapporto paritario.
Molti coltivano relazioni malate basate più sul bisogno e sulla dipendenza piuttosto che sul vero amore, e magari si annullano e accettano continue svalutazioni nella vita di coppia pur di non subire il temuto abbandono.
Ma quando si ha una buona autostima, gli altri lo percepiscono e si comportano di conseguenza, cioè si mostrano rispettosi.
Se invece l’autostima è bassa, gli altri tenderanno alla svalutazione, proprio come la persona stessa si svaluta, e non mostreranno né rispetto, né fiducia nelle sue capacità.
La scelta del partner
La scelta del partner è il frutto di un insieme di aspettative personali che sono più o meno influenzate dalle aspettative implicite nel nostro mandato familiare, cioè da quello che la nostra famiglia si aspetterebbe come migliore scelta per noi.
Il grado in cui le aspettative e poi le scelte personali sono condizionate dal mandato familiare dipende dalla capacità di elaborazione e differenziazione dell’individuo.
Come detto in precedenza, il tipo di attaccamento che si mette in atto nella coppia è collegato alla qualità dell’attaccamento sperimentata con le figure significative.
Un rapporto di coppia si sviluppa soprattutto a partire da una ricerca di sicurezza.
L’amore inteso come legame di attaccamento include alcuni elementi fondamentali, cioè il mantenimento del contatto, la percezione dell’altro come un rifugio sicuro al quale rivolgersi per ottenere rassicurazione e conforto, la presenza di ansia da separazione quando il partner è assente.
Se la nostra interiorizzazione del rapporto con i genitori è stata deludente tenderemo a cercare compensazioni nei successivi rapporti col partner in età adulta.
Nel 1987 Hazan e Shaver hanno svolto una ricerca per indagare il rapporto tra attaccamento infantile e amore di coppia dalla quale emergono i seguenti risultati:
Quando una persona con stile di attaccamento sicuro ha una relazione di coppia sa apprezzare l’intimità, non ha paura dell’abbandono, il suo livello di autostima è alto, ed è capace di affrontare le situazioni sociali con fiducia in sé e nelle sue risorse.
Chi ha uno stile di attaccamento ansioso-ambivalente desidera moltissimo e richiede continuamente la vicinanza, teme di essere abbandonato, la sua autostima è carente e non ha una buona opinione degli altri.
Nella relazione col partner è eccessivamente appiccicoso e pretende continue rassicurazioni.
Infine, il partner con stile evitante rifugge da una vicinanza eccessiva, non ha paura di essere abbandonato perché ha imparato ad essere autosufficiente e non mostra neppure fiducia negli altri.
Nella relazione di coppia istintivamente mantiene una certa lontananza e distacco emotivo e tende ad isolarsi e a fuggire se si sente incalzato dal partner.
U’altra ricerca condotta da Shi Lin nel 2003 ha indagato il rapporto tra l’attaccamento adulto e la risoluzione del conflitto nelle relazioni di coppia espresso come livello di tolleranza della conflittualità.
Da questo studio emerge che gli individui con attaccamento sicuro sono più attivi nella risoluzione dei problemi e raggiungono buoni compromessi, e questo perché la risoluzione positiva del conflitto richiede un basso livello d’ansia e la capacità di esporsi e avere fiducia negli altri.
Inoltre i partner con uno stile di attaccamento sicuro sono più inclini a mantenere alti livelli di comunicazione verbale, sono più disponibili alla reciproca discussione e comprensione e raramente fanno ricorso all’aggressività verbale o al ritiro difensivo.
In situazioni di conflitto invece i soggetti evitanti non riescono ad esporre la loro posizione, sfuggono alle discussioni e difficilmente cercano supporto dal loro partner.
Poiché hanno una visione negativa di sé e non si considerano degni di amore, hanno un elevato livello d’ansia, si preoccupano primariamente di soddisfare gli altri a discapito delle loro esigenze.
Infine i partner con attaccamento ansioso/ambivalente spesso dominano il processo di risoluzione del conflitto esercitando pressioni sul partner anche con modalità ostili quali l’aggressione verbale e/o fisica, alternanza di momenti di continua richiesta e momenti di ritiro rabbioso (tengono il muso).
Durante il conflitto sperimentano sensi di colpa e dolore, mentre dopo il conflitto continua a mancare l’apertura ad una sana discussione e comprensione reciproca.
Poiché la scelta del partner e il consolidamento della relazione sono collegati alla capacità di amare se stessi, quando ci si rende conto di non avere una sufficiente autostima, la via per accrescerla è quella di cambiare le proprie antiche convinzioni limitanti su di sé.
Se si è in difficoltà a farlo da soli, può essere di grande aiuto rivolgersi a un terapeuta.
Un percorso di psicoterapia può aiutare a differenziare il partner dalle figure significative della nostra infanzia, a completare il processo di separazione dai genitori non compiuto e a costruire una nuova identità di coppia che includa due individui distinti e non si fondi invece sulle reciproche proiezioni.
Finché ciascuno di noi non è convinto del suo valore e del suo potere, non riuscirà ad essere rispettato ed apprezzato dagli altri per quello che è, così non riuscirà a costruire relazioni sane e soddisfacenti né in campo sentimentale né in altri ambiti della sua vita.
Riferendoci a quanto affermato da Freud (1914), possiamo dire che esistono due modelli di scelta del partner che possiamo definire poco maturi in quanto entrambi sono motivati dall’illusione di poter risolvere attraverso l’amore antichi problemi affettivi.
Se il partner rappresenta per l’individuo un sostituto di un genitore avremo una scelta per appoggio e in tal caso colui che sceglie si mette nella posizione di un bambino che si affida e chiede di essere accudito dal compagno.
Se invece il partner viene a rappresentare la propria parte bambina ferita perché l’individuo ha sperimentato nell’infanzia un amore insufficiente, allora la scelta del partner è di tipo narcisistico.
Ciò implica che lui/lei assumerà il ruolo di genitore, proiettando sul partner i propri bisogni insoddisfatti e identificandosi con l’altro.
In pratica è come se dicesse: prendendomi cura di te, mi risarcisco di ciò che non ho potuto avere io.
Una scelta sana del partner è invece quella effettuata da coloro che sono in grado di un realizzare un autentico rapporto di scambio, di desiderare il compagno di vita tenendo conto non solo dei propri bisogni, ma anche dei suoi e accettandolo per quello che è realmente.
L’atteggiamento psicologicamente corretto è quello di creare una comunione di vita rispettosa dell’unicità di ciascuno.
Invece di indugiare in lamentele riguardo alla sua mancanza di attenzioni, è più utile che impariamo ad amare davvero noi stessi e a procurarci autonomamente ciò che il nostro partner non è in grado di darci.
Se ascoltiamo i nostri bisogni più profondi, saremo anche in grado di attivarci per soddisfarli, senza rendere l’altro l’unico responsabile del nostro benessere e della nostra felicità.
Una sana autostima ci rende consapevoli del fatto che il modo in cui veniamo amati dipende anche da noi e che possiamo smettere di sentirci vittime.
Vorrei concludere citando il pensiero del poeta Kahlil Gibran che ben riassume le caratteristiche dell’amore maturo:
“Amatevi, ma non tramutate l’amore in un legame. Lasciate piuttosto che sia un mare in movimento tra le sponde opposte delle vostre anime.
Colmate a vicenda le vostre coppe, ma non bevete da una sola coppa, scambiatevi il pane, ma non mangiate da un solo pane. Cantate e danzate insieme e insieme siate felici, ma permettete a ciascuno di voi d’essere solo.”
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